Puntare sull'export salverà le PMI! - OSM Network

Questo articolo riassume e confronta i dati export delle PMI italiane, spagnole e tedesche

Riportiamo di seguito un articolo uscito oggi su Il Sole 24 ORE che parla appunto di esportazioni e di come l’internazionalizzazione delle PMI possa salvare il nostro paese. Mai potremmo essere più d’accordo con questa teoria, è infatti da un po che parliamo di internazionalizzazione d’impresa e nello specifico di export per le PMI che sono il motore trainante della nostra economia. Leggete pertanto l’articolo che segue perchè riporta parecchi dati interessanti sui nostri concorrenti tedeschi e spagnoli.

..A parità di “taglia” – le Pmi tedesche e spagnole fanno meglio delle italiane….

Questa mattina a Roma è stata presentata  l’analisi di Sace («Alla ricerca della crescita perduta») nel corso del 3° Forum “Il Coraggio per crescere” di «Valore D». La ricerca mette a confronto le performance di internazionalizzazione delle Pmi tedesche, italiane e spagnole, analoghe per dipendenti e fatturati. Da cui si evince che se non siamo inferiori in termini di produttività, gli sforzi per intensificare il livello di internazionalizzazione non sono abbastanza. E anche gli spagnoli ci battono.

Tra il 2007 e il 2013 – ha spiegato Roberta Marracino, direttore Area studi e Comunicazione di Sace – il contributo delle esportazioni alla crescita del Pil è stato di 7,5 punti percentuali in Germania, 4,5 in Spagna, 1,1 in Francia e -0,9 in Italia (pari a circa 13 miliardi in meno a valori costanti)….

Marracino fa notare che a parità di dimensione, le Pmi straniere hanno una propensione all’export molto più marcata delle nostre. In Germania oltre il 15,2% delle imprese appartiene alla fascia 10-49 dipendenti (rispetto al 4,8% dell’Italia, al 5,2% della Spagna, al 4,6% della Francia), ma il 47% di esse vende merci oltreconfine. Nel nostro Paese le piccole aziende “internazionali” sono solo il 29%, in Spagna addirittura il 48%. Analoghe differenze si riscontrano per le imprese di dimensione superiore (50-249 dipendenti e oltre 250 dipendenti)». Secondo un’indagine Istat condotta su 30mila imprese con oltre 20 dipendenti, tra il 2010 e il 2013, il 51% di esse ha visto crescere il proprio fatturato estero e in 2/3 di questi casi i risultati sui mercati internazionali hanno mitigato la riduzione del fatturato domestico.

Se riuscissimo a raggiungere nel 2018 un’incidenza dell’export/Pil del 44% (pari al dato medio Germania-Spagna nel 2013) potremmo accrescere le vendite estere di circa 40 miliardi di euro l’anno (+9% rispetto al Pil attuale)…. Metà di questo maggior export, infatti, potrebbe essere recuperato nei mercati emergenti a basso-medio rischio e in crescita: circa 13 miliardi attraverso una migliore penetrazione di 5 paesi (Cina, Polonia, Algeria, Turchia e India), altri 6 miliardi in Medio Oriente (Emirati Arabi, Arabia Saudita, Kuwait), in Sud America (Messico e Brasile), in Asia (Corea del Sud, Repubbliche del Caucaso, Vietnam), ma anche in Tunisia, unico paese ancora ragionevolmente tranquillo sulle sponde del Mediterraneo.”

Puoi leggere qui l’articolo in versione integrale.

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