L'economia della conoscenza

Di Flavio Cabrini, General Manager

L’attuale periodo è davvero una nuova “età del cambiamento” che si manifesta anche con un ribaltamento dei principi, ritenuti a torto eterni ed immutabili, che sin qui avevano governato il mondo dell’economia. Fino a poche decine di anni fa le leve della crescita aziendale erano pressoché esclusivamente nelle mani dei soli imprenditori che, a seconda delle loro disponibilità finanziarie, attraverso investimenti in immobili, impianti, macchinari e attrezzature sviluppavano produttività e competitività. 

Oggi dal capitalismo industriale si è passati a quello che gli studiosi definiscono il “capitalismo cognitivo” – l’economia della conoscenza. 

In un mercato globalizzato, soggetto a continue trasformazioni, caratterizzato da una imprevedibile eccedenza/ scarsità dell’offerta e da una generica e diffusa capacità di fornire prodotti e servizi, a fare la differenza sono le capacità intellettuali e relazionali. Le leve dell’efficienza, del dinamismo, dell’innovazione e della qualità sono sempre più appannaggio di chi sta in prima linea e cioè i collaboratori. 

A decretare il successo di un’azienda sono in gran parte le loro competenze tecniche, il loro spirito d’iniziativa e la loro propensione ad intrecciare proficui rapporti con clienti e fornitori coi quali sono in costante contatto. 

Ciò di cui l’imprenditore moderno deve rendersi conto è che la partita ormai si gioca con regole nuove e su un campo che finora non aveva mai calpestato. Si tratta di una partita che si potrà vincere non con gli individualismi ma con un buon gioco di squadra, con la coesione del gruppo e con l’attaccamento alla bandiera. Ed è una partita che va affrontata con una cultura del “fare azienda” al passo coi tempi e con un sistema di gestione delle persone fondato su tre parole chiave: coinvolgimento, allineamento e condivisione. 

Coinvolgimento significa far sentire ogni collaboratore parte integrante e attiva della squadra. Allineamento significa indirizzare l’impegno di tutti nella stessa direzione. Condivisione significa rendere ciascuno partecipe degli obiettivi da raggiungere e dei successi ottenuti. 

La spinta emotiva che può derivare da un forte senso di appartenenza, da un’assunzione di co-responsabilità riguardo le sorti dell’azienda, dalla passione con cui si assolve al proprio ruolo e dai riconoscimenti che se ne ricavano, è il propellente per avviare qualsiasi percorso di crescita. Non esistono scorciatoie. 

Quando si parla di cultura e di mentalità aziendale, i messaggi e l’esempio debbono sempre provenire dall’alto, dai vertici. Ad imprenditori e manager, tuttavia, è richiesta una visione complessiva, uno sguardo d’insieme. Debbono avere a cuore l’azienda e prendersene cura ma allo stesso tempo riservare le loro attenzioni al benessere e alla crescita del capitale umano. Le esigenze da contemperare sono molteplici ed è interesse collettivo che lo si faccia. 

Un gruppo non si costruisce da sé e il cosiddetto team building oggi è un’attività attuata con successo in molte realtà aziendali, nelle quali una delle parole d’ordine è lifelong learning, ovvero la formazione permanente che accompagna l’intera vita lavorativa, sempre più necessaria in un mondo soggetto a continui e radicali cambiamenti. 

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